Cosa sta succedendo dentro di noi?

“Lo sai che te dico? Che quasi quasi manco me ne frega un cazzo de avè perso sta partita!”

Dopo questa frase detta da Gecko col cuore in gola e le lacrime che fanno capolino dietro le palpebre, non può che calare il gelo tutto intorno a noi. Forse per non disturbarlo mentre cerca di ricacciarle indietro verso il naso quelle lacrime. Perché piangere no, piangere è troppo. Anche in questo frangente..

Se non conoscessi ogni millimetro della sua passione, potrei capire chi ora pensa che lui non è un tifoso vero. Ma io li conosco tutti quei millimetri e ora avverto anche senza capirlo a fondo, il senso più profondo di quello che vuole dire. Lui, nato amico e diventato fratello attraverso riti e miti di gioventù, fatti di qualche gioia in mezzo ad un mare di sale sparso su ferite che sembrano destinate a riaprirsi ogni volta. Sempre per un’altra volta ancora.

“Che cazzo stai a dì?” prova a dirgli Fausto, un po’ perché certe cose non si possono sentire ma un po’ anche per cercare di dare un po’ di conforto ad un amico arrivato a dire una tale enormità.

Purtroppo non c’è modo di uscire da questo silenzio gelido. Purtroppo non c’è alternativa al nuotarci dentro, osservandone in apnea ogni aspetto, perché in fondo è vero, questa partita che un giorno sarebbe stata il sogno di un pezzo di vita lungo almeno tre anni stavolta l’abbiamo subita come ormai sembra stiamo subendo tutto. Inerti sacchi destinati ad incassare i pugni di un pugile invisibile.

Perché? Perché fratello mio arrivi a tanto. Perché dici una cosa del genere? Perché sei costretto a pensarla?

Affondo lo sguardo nella mia stessa tristezza, la analizzo, la divido in due per capirla meglio, e poi la frammento ancora fino a a farne oggetto di osservazione quasi indolore. Scopro così quello che ho perso. Emozioni, passione, appartenenza, valori. Concetti astratti. Li ritrovo perché tagliando e frammentando progressivamente gli istanti cadono via tutte le incrostazioni superflue. Il bilancio, il merchandising, gli ottanta milioni di tifosi potenziali in Cina, l’accordo con la wolkswagen. Ora è tutto più chiaro fratello mio. A noi di questa roba non ce ne frega un cazzo. Per noi se i soldi per un centravanti da sogno li caccia qualcuno di tasca sua oppure provengono dalla vendita di un milione di magliette è la stessa cosa. Quelli sono passaggi strumentali. Mentre noi vibriamo per il fine, raggiungibile o meno che sia, perché se fosse solo una questione di risultati avremmo scelto un’altra squadra, come in tanti hanno fatto e sempre faranno, mentre noi no, noi non l’abbiamo fatto.

Ora è tutto più chiaro davanti ai miei occhi. Quello che ci propongono, quello di cui continuano a parlare, quello su cui finiamo a discutere anche noi, sono solo strumenti, mentre la chiave della nostra passione è tutta nel fine, che non so se sia necessariamente la vittoria, ma di certo so che non ha nulla a che fare con la possibilità di vendere 20 milioni di magliette a Pechino.

Ecco perché stai così male fratello mio. Perché la tua anima ha capito che sta rischiando di perdere qualcosa che è ben più grande di una partita. Qualcosa che ti connette direttamente con il momento in cui, pischello di sei anni, ti sei trovato ad appartenere ad un gruppo che aveva le sue regole, i suoi destini, i suoi riti, e li aveva allora come li ha ora, ed è proprio perché sono quelli stessi, tali e quali che li amiamo così tanto. Per forza che non te ne frega un cazzo di una partita di fronte al rischio di perdere te stesso fratello mio, e per questo ti capisco, perché in fondo hai avuto il coraggio di dire quello che anche io avevo il terrore di aver pensato.

Questa voce è stata pubblicata in Filosofia, Psicopatologia e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento